Professione veterinario: formazione, competenze e obiettivi
La professione di veterinario è sempre molto ambita, soprattutto dagli amanti degli animali. Si tratta di un lavoro molto articolato che comprende tanti compiti diversi che vanno dalla cura dell’animale al controllo igienico-sanitario degli allevamenti.
A parlarci di questo importante settore è Giovanni Raduzzi, 62 anni, nato a Piove di Sacco, un paese della provincia padovana. Giovanni è felicemente sposato con Rita, anche lei libero professionista (ma non veterinaria, bensì commercialista). Hanno due figli: Giorgia, psicologa prossima all’esame di abilitazione e frequentante la scuola di psicoterapia, e Lucafrancesco, laureando in ingegneria elettronica. Giovanni è appassionato di basket (ormai non più giocato) e storico abbonato del Basket Rimini e di birdwatching (nel poco tempo libero che gli rimane).
Il percorso di formazione
Nel 1983 dopo la laurea con lode in Medicina Veterinaria all’Università di Parma con una tesi sulle “Patologie del rachide nel cane”, Giovanni si trasferisce a Rimini per un tirocinio formativo post laurea. Nel 1983 consegue l’abilitazione all'esercizio della professione e dopo due anni ottiene la specializzazione in clinica di piccoli animali all'Università di Milano con un punteggio di 48/50 con una tesi sulle “Patologie renali cistiche del gatto”. Nel 1994 Giovanni supera l’esame di abilitazione alla ricerca delle oculopatie ereditarie presso la FSA (Fondazione Salute Animale) di Cremona e nel 1995 partecipa al Corso di preparazione alla Ricerca della Displasia dell’anca e del gomito nel cane presso la FSA. Nel 2003 ottiene un Master di chirurgia della SCIVAC (Società Culturale Italiana Veterinari Animali da Compagnia) con un lavoro sul trattamento chirurgico dell’ascesso pancreatico del cane con pancrectomia parziale. Nel 2012 segue un corso avanzato per il controllo della lussazione della rotula nel cane di razza presso la SCIVAC.
L’anno scorso, Giovanni ha seguito un corso di laparoscopia e chirurgia mini-invasiva sotto la visione di un tutor qualificato per la durata di 1 anno. Queste sono state le sue tappe formative di maggior significato nel corso degli anni.Altrettanto importanti sono stati anche i vari corsi di ortopedia e di chirurgia oculare frequentati negli anni (vedi curriculum completo sul sito della Clinica Veterinaria Casa del Cane e del Gatto di Rimini). Fin da subito si è iscritto alle due associazioni che si occupavano (e si occupano tuttora) della salute del cane e del gatto, cioè l’AIVPA (Associazione Italiana Veterinari per Piccoli Animali) e la SCIVAC, frequentando i relativi gruppi di studio di chirurgia ortopedica e dei tessuti molli e di oftalmologia. Giovanni ha effettuato anche soggiorni di studio in cliniche veterinarie in Italia e all’estero e ha pubblicato un paio di articoli sul bollettino dell’AIVPA inerenti alle “forme renali cistiche nel gatto” e alla tecnica ortodontica per la correzione delle malocclusioni del cane”.
La clinica veterinaria
Dopo 11 anni di collaborazione, quando il collega con cui avevo iniziato la professione decide di ritirarsi in pensione, nel 1994 Giovanni e sua moglie decidono di acquistare la struttura. Si trattava di un fabbricato all’interno di un’area verde di circa 5000 metri quadrati. Dal 2002 al 2003 sono stati eseguiti degli importanti lavori di ristrutturazione e la struttura dal 2005 è stata autorizzata a clinica veterinaria (aut. N. 142695 del 30/8/2005), la prima nella provincia di Rimini. Si sviluppa in circa 350 metri quadrati su 3 piani con 3 sale visita, 2 sale operatorie e spazi per il pronto soccorso, la terapia intensiva, un locale per la diagnostica per immagini (radiologia ed ecografia), i ricoveri, un proprio laboratorio e locali per il personale come uno spogliatoio, un monolocale e uno studio/biblioteca.
Nel 1993 è iniziata una collaborazione con il Dott. Francesco Sarti, socio della Clinica e figura storica della stessa. Nel corso degli anni molti veterinari della “piazza riminese” hanno trascorso periodi più o meno lunghi all’interno della Clinica come collaboratori o tirocinanti o come semplici frequentatori. Attualmente operano nella sua Clinica 4 veterinari, ognuno con delle proprie aree di interesse, e 1 tirocinante come tecnico veterinario. Giovanni collabora anche con colleghi specialisti nelle varie discipline; “Collaboriamo in maniera più o meno regolare (in base alle necessità della clinica) con un team di ortopedici (per l’ortopedia avanzata), una oncologa, un endoscopista, un neurologo/neurochirurgo e un dermatologo per casi dermatologici complessi” racconta.
La loro è una struttura di medie dimensioni che si pone a metà tra il piccolo ambulatorio ed il grande ospedale; rispetto al primo offrono degli orari lavorativi più estesi (9-19), una reperibilità notturna e festiva al di fuori di questi, un utilizzo di apparecchiature di alto livello, la possibilità di prestazioni specialistiche e la possibilità di degenza. Rispetto al secondo vantano una maggiore flessibilità, una maggiore attenzione nel rapporto con il cliente senza l’oppressione di un budget quotidiano da raggiungere per coprire le maggiori spese di gestione.
Le aree di competenza
Giovanni si è sempre occupato di chirurgia dei tessuti molli e di chirurgia ortopedica; un altro suo settore di interesse è sempre stato l’oftalmologia e la ricerca delle oculopatie ereditarie (o presunte tali) nei cani e negli ultimi anni anche nei gatti di razza. Essendosi formato attraverso la partecipazione a corsi dedicati e avendo maturato esperienza negli anni, egli si dedica anche all'endoscopia sia flessibile (broncoscopia ed endoscopia del tratto digerente) che rigida (rinoscopia ed otoscopia).
Nelle ricerche di tipo genetico si occupa personalmente delle malattie scheletriche su base ereditaria e delle oculopatie ereditarie, mentre la Dott.ssa Valentina Battarin, una collega della clinica, si occupa delle cardiopatie ereditarie. Recentemente Giovanni si sta dedicando anche alla laparoscopia e alla chirurgia mini invasiva, tecnica relativamente innovativa in medicina veterinaria che ottiene grande consenso nella clientela perché con accessi chirurgici ridotti consente di effettuare interventi che altrimenti richiederebbero incisioni più ampie. Questo a beneficio del paziente che si riprende in tempi decisamente rapidi e trascorre periodi post-operatori con minori complicazioni.
Alla domanda qual è la stata la motivazione che lo ha spinto a scegliere questa professione, Giovanni risponde: “L’amore per gli animali, ovviamente - prosegue - è una professione che non si sceglie a caso e questa scelta è sempre subordinata ad un’empatia speciale con il mondo animale. Attenzione però: l’immagine del medico-veterinario trasmessa dai media viene spesso eccessivamente edulcorata. Come recita il proverbio ‘non c’è rosa senza spine’ ed i sacrifici che la professione comporta non sono pochi, del resto come in tante altre professioni, sanitarie in particolare - aggiunge - le levatacce notturne, le domeniche trascorse in Clinica, i momenti formativi (serate, giornate, week end) sono sicuramente compensate dalle tante soddisfazioni e dai ringraziamenti (sotto forma di telefonate, strette di mano, post o recensioni sul web) ma rimangono un bel sacrificio a livello personale e familiare”.
Il veterinario di ieri e di oggi
La professione veterinaria da quel lontano 1983, quando Giovanni ha cominciato, è cambiata tantissimo, ci racconta: “Allora si lavorava con il solo termometro, un fonendoscopio ed il microscopio, i più dotati avevano anche l’apparecchio radiologico. Ora la tecnologia la fa da padrona ma bisogna ricordarsi che il primo approccio rimane sempre quello clinico per quanto riguarda il paziente e amorevolmente umano per quanto riguarda il proprietario”.
La tecnologia deve rimanere un supporto nell'iter clinico-diagnostico con un percorso a cascata dalle indagini (di laboratorio e di diagnostica per immagini) più semplici a quelle più complesse con il duplice obiettivo di curare il paziente (e possibilmente guarirlo) controllando l’impiego di risorse per il proprietario visto che la sanità animale è sostanzialmente una sanità privatistica (la diffusione di polizze sanitarie dedicate ai pet in Italia per ora rimane poco diffusa).
Altra riflessione riguarda il ruolo che gli animali hanno ormai acquisito all’interno delle nostre famiglie, compresa la sua. “Il nostro lavoro non è più “solo” il lavoro del veterinario ma oramai possiamo essere considerati degli equilibratori familiari” – racconta - spesso vengo coinvolto, mio malgrado, in dinamiche familiari che vanno ben al di là delle competenze acquisite all’Università – conclude - ne esco in base all'esperienza e al buon senso, ma non è facile. Una considerazione di tutt'altro tenore riguarda l’aspetto imprenditoriale e manageriale della professione.
La diffusione della tecnologia nella professione ha inevitabilmente comportato la necessità di cospicui investimenti per l’acquisto e/o il rinnovo di apparecchiature/attrezzature. Proprio perché è una sanità privata ogni struttura veterinaria ricerca il proprio compromesso tra le risorse disponibili ed il desiderio di progresso, per poter mettere in pratica le conoscenze scientifiche più recenti.
I servizi per gli allevatori
Il fatto di eseguire le ricerche di tipo genetico dà la possibilità alla loro Clinica di svolgere un servizio agli allevatori per far sì che questi facciano riprodurre solo soggetti esenti dalla maggior parte possibile di difetti ereditari. Questa è la premessa migliore perché nascano cuccioli sani. Alcune patologie possono minare la qualità della loro vita futura (come le displasie articolari), altre essere altamente invalidanti (alcune patologie oculari come le cataratte o le atrofie della retina portano a cecità) o altre ancora come alcune cardiopatie ereditarie possono addirittura portare a morte il cucciolo o il cane adulto ancora in giovane età.
Tutto ciò porta a sofferenze indicibili sia degli animali che delle famiglie che ruotano attorno ad essi. I privati spesso chiedono i controlli genetici per tranquillizzarsi sulla salute del loro beniamino oppure perché progettano una possibile cucciolata futura. Tutto questo lavoro viene riconosciuto dall’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana). Dall’ENCI vengono riconosciuti come riproduttori selezionati quei soggetti che ottengono determinati risultati di bellezza (in esposizioni cinofile), attitudinali in alcune razze (nelle prove di lavoro) nonché l’esenzione da tare ereditarie (variabili a seconda della razza). I cuccioli nati da riproduttori selezionati hanno come carattere distintivo un certificato genealogico diverso dal solito, di colore fucsia, una specie di marchio di qualità, che dà maggiori garanzie (non certezze) di bellezza, attitudine e salute.
La procedura da seguire
L’esame clinico inizia con la raccolta dell’anamnesi remota e recente, quindi Giovanni visita l’animale seguendo lo schema dell’esame obiettivo generale ed infine passa all'esame obiettivo particolare dell’apparato coinvolto. Il ragionamento clinico consente di formulare delle possibili diagnosi differenziali, cioè delle possibili cause del problema. Il ricorso a indagini di laboratorio di base come l’esecuzione di esami del sangue, delle urine e delle feci può dare delle informazioni di tipo funzionale; l’accesso invece a una diagnostica per immagini di primo livello come l’esame radiografico o l’esame ecografico consente di ottenere delle nozioni di tipo strutturale.
A questo punto le diagnosi differenziali possibili si restringono e si può già impostare una terapia o possono necessitare altre indagini di laboratorio più complesse o una diagnostica per immagini di secondo livello (es. TAC o RMN). Come in campo umano ci possono essere patologie acute risolvibili con una terapia medica o chirurgica adeguata come d'altronde evidenziarsi patologie croniche curabili e migliorabili ma non guaribili. “La vita media dei nostri animali, grazie alle migliori condizioni in cui vengono tenuti, al miglioramento dell’alimentazione e ai progressi della medicina veterinaria, è aumentata e si sono diffuse anche molte patologie legate alla terza età, come ad esempio l’ipertiroidismo o l’insufficienza renale cronica nel gatto, l’artrosi o l’insufficienza mitralica nel cane o la disfunzione cognitiva (simile all’Alzheimer dell’uomo) in entrambi” dice.
In tutte queste situazioni esistono terapie che pur non risolvendo definitivamente un problema per sua stessa natura irrisolvibile possono però migliorare molto la qualità della vita del nostro compagno e di chi convive con lui.
L’importanza della prevenzione
Con il passare degli anni si è passati sempre più da una Medicina Veterinaria curativa ad una preventiva. Nei cuccioli in accrescimento si pone attenzione ai controlli genetici e alla vaccinazione di base contro il cimurro, l’epatite infettiva, la leptospirosi, la parvovirosi (gastroenterite infettiva), la para-influenza e la laringotracheite infettiva; in alcune zone è obbligatoria per legge la vaccinazione antirabbica. A questa età e anche nei soggetti adulti ci preoccupa di prevenire alcune malattie estive trasmesse da insetti vettori come la filariosi cardio-polmonare e la leishmaniosi, nelle zone d’Italia in cui queste sono endemiche o in prossimità di viaggi verso di esse.
A qualsiasi età è consigliabile effettuare una profilassi regolare contro le parassitosi interne ed esterne, specialmente nel periodo primaverile-estivo-autunnale. I gatti indoor (che vivono in casa) vanno vaccinati contro le virosi respiratorie (herpesvirus e calicivirus) e contro la gastroenterite felina (panleucopenia felina). Nei gatti outdoor (che hanno accesso all'esterno e vengono a contatto con altri consimili) è consigliabile proteggerli anche contro la leucemia virale e la chlamidiosi. A prescindere da queste prevenzioni il consiglio che Giovanni da è quello di far visitare il proprio animale almeno 1 volta all'anno anche se in apparente buona salute oppure ogni qual volta si manifestino dei sintomi di malessere. Oltre gli 8-9 anni è consigliabile eseguire annualmente degli esami di routine, tramite i quali è possibile intercettare alcune patologie al loro esordio potendo così instaurare le opportune tempestive terapie.
“Ricordo che un anno umano corrisponde a 5-6-anni di vita del cane/gatto adulti; questo concetto di tempo si espande ulteriormente se ci riferiamo a cuccioli o a soggetti anziani. Perciò se si rilevano dei parametri ematologici alterati è sensato ripeterli anche dopo soli 5-6-mesi” - aggiunge - avere in casa un animale in buona salute migliora non solo la sua qualità della vita ma anche la relazione che abbiamo con lui e la vita familiare in generale” dice.
Cos'è la laparoscopia
La laparoscopia veterinaria è una tecnica chirurgica mini-invasiva non ancora particolarmente diffusa ma che con il passare del tempo sta acquisendo sempre più importanza, come del resto in campo umano. Essa comporta molti vantaggi sia per gli animali che per i loro proprietari; attraverso incisioni di pochi millimetri (porte operatorie) è possibile accedere agli organi interni con un'ottima immagine grazie ad un sistema di amplificazione dell'immagine.
I principali vantaggi sono principalmente una ripresa più rapida e un minor dolore post- operatorio perchè la manipolazione degli organi è più ridotta e per le ferite più piccole; inoltre si riducono le complicanze post- operatorie come la deiscenza della ferita, le infezioni della stessa e la formazione di sieromi. Inoltre c'è un minor sanguinamento intra-operatorio, una minore formazione di aderenze e un minore necessità di analgesici dopo l'intervento. L'amplificazione dell'immagine consente una migliore visualizzazione della sede dell'intervento e una elevata precisione chirurgica. In pratica attraverso dei piccoli forellini praticati sulla parete addominale vengono introdotte delle cannule (trocar) tramite le quali viene insufflato un gas, di solito anidride carbonica, per dilatare l'addome (laparoaddome) e ottenere uno spazio di lavoro; si utilizzano anche altri strumenti operativi e tramite una telecamera collegata ad un monitor è possibile seguire con estrema precisione tutta la procedura. Gli interventi eseguibili in laparoscopia sono numerosi.
Si possono eseguire ovariectomie (sterilizzazioni), l'asportazione di testicoli ritenuti in addome, biopsie di organi addominali (fegato, reni, pancreas, milza o masse addominali), rimozione di calcoli vescicali, asportazione di ghiandole surrenali, fissazione preventiva dello stomaco per evitare episodi di torsione gastrica e la ricerca di corpi estranei addominali. Ora riusciamo ad eseguire laparoscopie anche in piccoli pazienti ( razze toy e gatti) grazie a strumenti dedicati adatti anche a spazi di lavoro molto piccoli. I limiti della tecnica riguardano pazienti particolarmente obesi o quadri di peritonite settica; anche in pazienti con alterazione dell'emodinamica la procedura è sconsigliata. Altri svantaggi da segnalare sono poi gli alti costi delle apparecchiature necessarie, la lunga curva di apprendimento, l'eventualità che sia necessaria una conversione ad una chirurgia tradizionale ( nel caso di emorragie) ed una tempistica più lunga specialmente per certe procedure.
La chirurgia mini-invasiva comprende anche la Toracoscopia che con strumenti similari consente l'accesso alla cavità toracica e la messa in pratica di procedure che diversamente avrebbero un impatto maggiore sul paziente.
La dieta casalinga
Secondo Giovanni, in un soggetto in buono stato di salute non c'è una vera necessità medica di procedere alla formulazione di una dieta casalinga. Nonostante questo, molti proprietari chiedono a Giovanni che tipo di dieta casalinga seguire. Questa richiesta implica il calcolo dei giusti fabbisogni alimentari per ogni singolo animale in base al peso, allo stile di vita e alle sue esigenze metaboliche; il proprietario, poi, deve mettere in conto un impegno maggiore in termini di tempo nella preparazione della dieta stessa.