La passione per l'architettura
Oggi abbiamo intervistato Salvatore Cannito, che ci ha raccontato come l'architettura debba partire da una passione.
1. Consideri l'architettura una passione o un lavoro?
Da piccolo, giocavo a disegnare le piante delle case e non solo. Il mio “studio di progettazione” si occupa di progettazione architettonica, interior design, allestimenti, ristrutturazioni e tanto altro. Ho tante passioni quasi tutte legate al mio lavoro, dalla decorazione al design, dall’arte all’architettura, dalla sperimentazione all'ingegnerizzazione del prodotto, dall’arredamento alla musica, dalla lettura alla pittura. Porto con me sempre blocchi bianchi su cui disegnare, passione e ossessione che mi porta “a pensare disegnando”, mi diverto a inventare forme, case, oggetti che diventano pezzi di “un teatro del mondo” in cui l’uomo può sentirsi davvero libero di vivere. I disegni sono degli scritti che parlano di me, parlano dei miei progetti. L’architettura è un grande contenitore di suoni, di arte, di design, è un involucro di emozioni, sensazioni e di spiritualità. Fare l’architetto è capire l’uomo e disegnare tutto quello che riguarda l’ambiente in cui vive. Faccio costantemente pensieri che si tramutano in progetti, la mia progettualità nasce dal bisogno di raccontare delle storie, infatti molto spesso parto da un testo scritto, l’architettura è una passione che si tramuta in lavoro, purtroppo oggi esistono troppi architetti senza architettura, senza quella passione che ci porta a progettare. Oggi l’architettura non è più disegnata. L’uomo ha bisogno di case che parlano di esistenza.
2. Qual è il concept di fondo nei tuoi progetti?
Cerco di capire la vera natura del luogo, la sua identità, per poterla tradurre in un bellissimo progetto architettonico. In verità, il primo pensiero va al ricercare un'architettura "appropriata", quella “giusta” , che sia in armonia con il contesto, con le risorse e con chi dovrà viverci. Parto sempre da schizzi più o meno piccoli rigorosamente a matita o pennarelli di vario genere, vietato cancellare, sono questi i ragionamenti che si assemblano e si combinano in progetti che vengono disegnati e inseriti graficamente nel computer. Unica passione e ossessione è fare disegni, pensare disegnando, inventare forme, case, oggetti che diventino pezzi di “un teatro del mondo”, in cui l’uomo possa sentirsi libero di vivere. I disegni sono degli scritti che parlano del progetto.
3. Che rapporto instauri con i tuoi committenti?
L’uomo che abita la mia architettura, il cosiddetto cliente cerco di trasformarlo in amico sempre, nel senso che stiamo ore ed ore a chiacchierare, ci vediamo, gli mostro gli schizzi e parlo delle mie idee progettuali. La casa è lo spazio, il luogo in cui si consuma l’esistenza. Vivere la casa vuole dire progettarla, indossarla come un vestito da portare sempre con sé. Il progettista, l’architetto è uno stilista che disegna questo vestito. Inventa, crea, propone, sceglie per gli altri, vive per gli altri. L’architetto vive la sua vita disegnando l’esistenza per gli altri. Per forza di cose il committente deve essere uno che conosci bene, che capisci, solo così si può vivere la sua vita. Ringraziamo Salvatore Cannito per l'intervista rilasciata.