Il mestiere del Gommista e l’evoluzione in meccatronico
"Ad ognuno il suo mestiere" è ancora valido. L’avvento di policy multiservice e multitasking e l’evoluzione fuori controllo delle nuove tecnologie, sembrano tutti elementi che concorrono a minare quel vecchio detto popolare che recita ‘ad ognuno il suo mestiere’. In realtà dipende dall'ambito e dalla posta in gioco. Nel nostro caso, se quello che cerchiamo è la sicurezza nella guida, il comfort e, possibilmente, il minor costo totale di esercizio del veicolo abbiamo bisogno da parte del nostro interlocutore di competenze tecniche, di un aggiornamento costante di quello che offre il mercato, di attrezzature specifiche, insomma di un servizio ad hoc che solo un vero gommista può darci. Certamente poi la qualità del servizio dipenderà dal livello di formazione e motivazione del personale e dalla qualità delle attrezzature del servizio.
1. L’avvento dei servizi di sottoscocca e ricambi
Tuttavia, da qualche tempo a questa parte, sul mercato si sono affacciate strutture più o meno organizzate in grado di occuparsi non solo degli pneumatici, ma anche del sotto-scocca, del motore, della trasmissione, dell’impianto di raffreddamento, di aspirazione e di scarico.
2. Il “meccatronico”
Tutto ciò è stato anche agevolato negli ultimi anni dalla nascita (o meglio sarebbe dire dalla fusione) di nuove figure professionali come per esempio il meccatronico. La nuova figura professionale viene introdotta per legge dal 2013. Infatti non è più possibile scindere nelle automobili l’aspetto esclusivamente motoristico da quello elettronico. Quindi le tradizionali figure del meccanico, motorista ed elettrauto, un tempo scisse, sono divenute anacronistiche. Il mercato ha richiesto dunque la creazione di una figura professionale che unificasse le rispettive competenze. Ad oggi le categorie dell’autoriparazione si sono così ridotte a tre, il meccatronico (meccanico + elettrauto), il carrozziere e il gommista. Ma magari capiterà che, complice l’ulteriore evoluzione dei materiali e dei veicoli, altre figure saranno inglobate da altre per darne vita ad altre nuove. Ma diciamo che poco ci importa a cosa porterà questa ‘ristrutturazione professionale’ o il nome delle nuove professioni. Quello che sicuramente ci interessa è che non avvengano delle irrazionali e poco qualificanti ‘invasioni’ in ambiti professionali altrui. In nome di una presunta competenza o di qualche risparmio. E questo perché non ci si può improvvisare gommista o meccanico.
3. I gommisti e le officine meccaniche si adeguano con nuove figure professionali
Ogni professione, che la si svolga in modo autonomo o dipendente, sposando un marchio piuttosto che un altro, all'interno di una struttura più o meno articolata, necessita di una formazione sia di base che continua nonché di un aggiornamento costante. Del resto il mercato in continua evoluzione, il forte regime concorrenziale e i clienti sempre più competenti, consapevoli ed esigenti, richiedono uno sforzo continuo di adeguamento. Questo per poter affrontare con successo le sfide che provengono dall'ambiente in cui si trovano ad operare. Molte sono le case produttrici di pneumatici, le reti o i gommisti indipendenti e i partner che stanno investendo grosse somme di denaro nella formazione: hanno compreso quanto sia fondamentale investire nelle risorse umane che saranno sì manodopera qualificata, ma soprattutto soggetti capaci di identificare e soddisfare i bisogni ed i desideri del cliente, con competenze tecniche ma altresì capacità analitiche, psicologiche e organizzative.
4. Di chi ci si può fidare?
Sicuramente di chi ha acquisito l’abilitazione come gommista a seguito di un corso di formazione regionale. Come previsto dalla legge 224/12, abbinato obbligatoriamente ad un periodo di esperienza formativa sul campo. Presso un’azienda abilitata all'attività di gommista, della durata non inferiore ad un anno. Poi il resto sarà dettato dalla coscienza, dalle capacità imprenditoriali, dal livello di formazione e dalla motivazione del personale.